un ringraziamento sincero a Giuseppe Cicozzetti, per l’attenzione e la stima
♦
www.monicabonacina.com
“L’esperienza è un cumulo di detriti: lì sotto giace quanto abbiamo imparato. Se riteniamo l’esperienza come un traguardo cui tendere commettiamo un errore poichè coincide con la morte della ricerca. L’uomo per natura è un dilettante: fallisce e trionfa, cade e si rialza, si ferma e prosegue. Questa è la vita, un continuo cammino in una direzione che non conosciamo e dove l’inconosciuto rappresenta una sfida da accettare e risolvere. Ode dunque al dilettante, egli ha la mente sgombera, non teme errori nè valutazioni, ha slancio ed entusiasmo. E’ libero, nella sua avventura non ha padroni e nel numero di cose fatte spesso vi si trovano preziosità sconosciute. Ma dilettantismo non vuol dire non possedere consapevolezza.
Lo sa bene Monica Bonacina, per sua stessa ammissione fotografa dilettante, al punto di rivelarlo a tutti noi con la franchezza di chi ne è consapevole. Noi però, dopo aver visto le sue fotografie, avremo un altro genere di consapevolezza che necessita d’essere rimarcata.
Il suo lavoro somiglia a un fiume in piena, inarrestabile. Non c’è segmento della fotografia con cui non abbia voluto confrontarsi quasi laicamente. Reportage, paesaggio, architettura, surrealismo, street si susseguono senza soluzione, democraticamente, quasi privi di un determinismo che li avrebbe costretti a una rivalità, a una supremazia di un tema sull’altro fino a determinare il senso e l’estetica della sua personale ricerca. Monica Bonacina padroneggia il linguaggio fotografico, lo blandisce, se ne serve e lo esplora.
“Mossi” arditi e ben congegnati si susseguono a immagini dettagliate da un “fuoco” senza scrupoli; e il bianco e nero (sebbene prevalga) sovente lascia spazio a un colore dove esso stesso è forma sostanziale di un racconto altrimenti difficile da narrare. Il suo sguardo è discreto, impietoso come deve averlo un fotografo ma delicato. Ed eclettico. Lo dimostra la fotografia presa nell’Oman: due donne alla presenza dell’obiettivo si scherniscono, si nascondono e si ritraggono. Sembrerebbe una foto mancata eppure le figure nere assieme al biancore dei fogli sul volto, che a loro volta si trovano prospettivamente allineati con le figure maschili in lontananza, ci regalano un’immagine in cui tutto miracolosamente si dipana nella giusta composizione. Saper guardare senza paura di sbagliare regala opportunità. L’umanità, la terra, nulla sfugge all’interesse di Monica Bonacina che guarda alle cose del mondo con l’entusiasmo di chi ama lasciarsi sorprendere. Per descriverlo, anche fugacemente, come il rapido passaggio di una bambina che a noi sa di spensieratezza e libertà. Su tutto il suo lavoro si sparge la lezione dei maestri della fotografia, segno di cultura e umiltà e, soprattutto, privo di quel citazionismo parassitario che langue nelle fotografie amatoriali. Per cui un paesaggio, una “terra vestita dall’uomo” di Monica Bonacina ricorderà il lavoro di Giacomelli, il mare “mosso” una riva sulla quale sarebbe stato possibile scorgere Haas, mentre talune allusioni fantasmagoriche rimandano a una certa fotografia francese, ma su tutte c’è come un sigillo personale. Una cifra propria. Un linguaggio di libertà, la stessa che permette di accedere con sobrietà a tematiche così differenti da apparire eccentriche, quasi incoerenti, ma legate insieme dal coraggio. E da una spregiudicatezza benvenuta e premiata dal risultato.
Lo sguardo fotografico di Monica Bonacina è, come si è detto coraggioso, e sorprende per freschezza e intuizione. Il suo desiderio di comunicare quanto “vede” giunge a noi intatto, senza mediazioni, imprevedibile e concreto. Ed è bello lasciarsi sorprendere dal profumo di verità che emerge da ogni sua fotografia.”
© Giuseppe Cicozzetti, ScriptPhotography, novembre 2017
(“Experience is a cumulus of debris: below lies down what we have learned. If we feel the experience as a goal to try to make a mistake as it coincides with the death of the research. Man by nature is an amateur: he fails and triumphs, falls and stands, stops and continues. This is life, a continuous journey in a direction we do not know and where the unknown is a challenge to be accepted and resolved. So praise to the amateur, he has the mind unleashed, he does not fear mistakes or evaluations, he has upsurge and enthusiasm. He is free, in his adventure he has no masters, and in the number of things he does often find unknown preciosity. But amateurism does not mean having no awareness.
This is well known by Monica Bonacina, by her own admission as an amateur photographer, to the point of revealing it to all of us with the frankness of those who are aware of it. However, after seeing his photographs, we will have another kind of awareness that needs to be reminded.
Her work resembles a swollen river, unstoppable. There is no segment of photography with which he did not want to face almost laymanly. Reportage, Landscape, Architecture, Surrealism, Street they run seamlessly, democratically, almost without a determinism that would force them to a rivalry, a supremacy of a theme on the other, to determine the meaning and aesthetics of her personal research. Monica Bonacina manages the photographic language, bland it, it use and explores it.
“Moved” daring and well-crafted are followed by detailed images from an unscrupulous “fire”; and black and white (though prevailing) often leaves room to a color where it itself is a substantial form of a difficult story to tell. Her gaze is discreet, impatient as must to have a photographer but delicate. And eclectic. This is demonstrated by the photograph taken in Oman: two women in the presence of the lens are taunted, hiding and depicting themselves. It would look like a missing picture, and yet the black figures along with the whitewalls of the leaves on the face, which in turn are projected aligned with the male figures in the distance, give us an image in which miraculously falls into the right composition. Being able to look without fear of mistakes gives you an opportunity. Humanity, earth, nothing escapes Monica Bonacina’s interest in the world’s affairs with the enthusiasm of those who love to be surprised. To describe it, even fuzzily, as the rapid passing of a little girl who knows us of care and freedom. Throughout her work, the lesson of the masters of photography, a sign of culture and humility, and, above all, devoid of that parasitic citationism that lay down in amateur photographs.
So a landscape, a “land dressed by man” by Monica Bonacina will remember the work of Giacomelli, the sea “moved” a shore on which Haas would have been able to see, some fantasmagoric allusions refer to a certain French photograph, but on all there is a personal seal. A unique figure. A language of freedom, the same that allows to access sobriety to such different themes as to appear eccentric, almost incoherent, but bound together by courage. And a welcome rejection of the outcome.
The photographic look of Monica Bonacina is, as she was brave, and surprised by freshness and intuition. His desire to communicate how “he sees” come to us intact, without mediation, unpredictable and concrete. And it’s great to be surprised by the the scent of truth that emerges from every photograph.”)